..:: Il senso di colpa è un fenomeno assurdo: non sono mai i colpevoli a soffrirne. Spesso sono le vittime a farsene carico… ::..
(Cit: “Amélie Nothomb”)
Ovviamente stiamo parlando del senso di colpa patologico e per patologico intendiamo il senso di colpa che ci perseguita per molto tempo: troppo tempo.
In realtà anche la mancanza totale di Senso di Colpa è patologica ed è un marcatore per i disturbi di personalità come il “Disturbo antisociale di personalità” da cui sono affetti alcuni criminali…
Ma torniamo nella norma e per rispondere a una amica di Facebook descriverò, con i miei mezzi, cos’è il Senso di Colpa che a volte affligge alcuni pazienti e letteralmente non gli permette di vivere serenamente.
Per spiegarlo con una metafora molto funzionale al nostro scopo, il complesso di colpa altro non è che l’interiorizzazione di regole (e nella sua versione patologica si tratta di regole troppo dogmatiche…) e norme sociali, infatti viene anche definito come una emozione secondaria (cioè che emerge in un secondo momento nel bambino quando fa il “debutto in società e ne assorbe alcuni usi e costumi…) e/o una emozione sociale, come la vergogna e l’imbarazzo.
Sempre seguendo un’altra metafora, il senso di colpa può essere visto come l’interiorizzazione di un genitore (ovviamente si intede a livello simbolico) che a volte diventa pure persecutorio in quanto, in maniera costante, giudica interiormente, in maniera terribile, il soggetto che ne è affetto e non gli lascia possibilità d’appello e di scampo, quindi agisce tramite una colpevolizzazione costante.
In maniera più tecnica si potrebbe dire che il senso di colpa è una reazione emotiva ad alcuni copioni comportamentali che si sono assunti durante la fase educativa e quindi quando queste azioni vengono messe in atto o a volte anche solo immaginate, automaticamente e condizionatamente parte anche il giudizio negativo relativo e di conseguenza l’emozione correlata.
Appunto: un codice penale interiore, che spietatamente si mette in atto.
Come lo si affronta in PSICOTERAPIA?
Solitamente si va a sviscerare la struttura di questo schema, cercando di definirne qual’è il comportamento “deprecabile”, il relativo pensiero/giudizio e quindi l’emozione conseguente. Una volta compresa la struttura si fa una ristrutturazione, questo processo potrebbe essere esemplificato come il “cambiare cornice al quadro” per cambiare il modo di percepire lo stesso quadro. Questo si può fare in molti modi fra cui “mettere in discussione” la veridicità e/o bontà di tale giudizio, per esempio si potrebbe chiedere:
– questo giudizio tu lo applichi anche agli altri o lo applichi solo a te stesso? (Spesso il paziente riferisce che non si permetterebbe mai di infliggere una tale pena, neanche al suo nemico peggiore…)
– chi ti ha trasmesso questo giudizio, è una persona perfetta e che sotto il punto di vista di quei parametri è infallibile?
– la tua esperienza ti dice che torturarti in questa maniera ti aiuta ad essere migliore e a non sbagliare mai?
– avere questo senso di colpa ti aiuta ad essere una persona migliore: infallibile?
Inoltre si cerca di palesare come alcune persone CI CONTROLLANO cercando di affibiarci dei sensi di colpa. In genere chi utilizza questa tecnica non lo fa appositamente con cattiveria ma perchè a sua volta anche loro sono stati educati così e/o perchè non sanno fare diversamente. Quindi non va vista come una tecnica aurea ma più che altro come un ripiego derivato dall’inettitudine ad affrotnare diversamente una questione educativa. Un altro caso non meno raro è il senso di colpa che si fonda sulle paure di chi cerca di applicarlo a terzi ” Si, si vai pure, vai a divertirti, lasciami qui sola…”. In questo caso il soggetto A non sa stare bene con sè stesso e/o ha altri problemi di sorta e chiede agli altri che glieli risolvano, creando così dei vortici rancorosi tali per cui:
– io ti faccio venire il senso di colpa
– tu nel tempo potresti provare rancore e dimostrarmelo
– io ti dico che dovresti vergognarti della tua aggressività e che questo è dimostrazione che di me non ti interressa niente
– tu provi ancora più disperazione
– e quella che era nata come una richiesta di aiuto-amore-affetto si trasforma in una relazione fra carceriere e carcerato…
Perchè?
Perchè spesso colui che vuole far sentire in colpa l’altro è lui che per primo non sta bene e vuol far credere che sia l’altro la causa dei suoi mali…