..:: I MIEI PENSIERI MI FANNO PAURA: MOLTA PAURA…. ::..
Esplosione dei disturbi ossessivi: Ipocondria, compulsioni, rituali, fissazioni.
Dieci anni fa quando inizia a fare lo Psicologo a Piacenza avevo prettamente pazienti con sintomi depressivi e/o ansiosi. Poi c’è stata una ondata di pazienti con attacchi di panico e negli ultimi due anni almeno il 50% dei pazienti ha dei disturbi che circoscrivo nell’insieme degli ossessivi.
DA COSA SI DISTINGUE UN OSSESSIVO?
Il primo aspetto che salta all’occhio è la paura dei propri pensieri ossia:
- Ommioddio Dottore se faccio questi pensieri allora sono un mostro
- Se faccio questi pensieri allora sono cattivo
- Se faccio questi pensieri allora sono pazzo
- Come faccio a fidarmi dei miei pensieri?
- Non voglio pensare alla morte se no vuol dire che non amo la vita
- Se per un attimo sono stato attratto da quella allora non amo la mia compagna
- Se ho paura perché mi sto per sposare allora vuol dire che non voglio sposarmi
L’aspetto particolare è che l’ossessivo pensa che solo lui faccia questi pensieri e questo lo relega ancora di più nell’insieme degli ignobili. Non si rende conto che tutti:
- Abbiamo esitazioni
- Paura della morte ma anche attrazione o curiosità rispetto a questo tema che tanto ci coinvolge
- Che chiunque di fronte a un evento importante è combattuto fra posizioni opposte
- Fanno pensieri bizzarri e non per questo sono terrorizzati dal pensiero di impazzire
- Almeno una volta nella vita hanno pensato di essere pazzi
- Almeno una volta nella vita hanno pensato di avere un orientamento sessuale opposto a quello “in essere”
- Fanno pensieri brutti, sconci, truculenti
Ma questo non fa di loro degli esseri orribili, non meritevoli.
Quanto più uno è ossessivo tanto ha paura di fare alcuni pensieri anche solo per gioco. Immaginiamo che in un articolo di giornale si parli di omicidio, un ossessivo potrebbe non voler leggerlo per paura di provare il desiderio di uccidere o di uccidersi (pensiero magico…). Una persona non affetta da ossessioni sa perfettamente che leggerlo non lo renderà un perfetto assassino. Ai miei pazienti se gli chiedo di pensare una cosa brutta, spalancano gli occhi, mi implorano di non chiedergli una cosa così terribile perché per loro PENSARE E’ COME FARE… In questo caso c’è una fusione e identificazione con i loro pensieri tali per cui: IO SONO I PENSIERI CHE FACCIO.
Questo non è vero !!! O perlomeno lo è solo in parte. Noi siamo soprattutto il tipo di relazione che abbiamo con i nostri pensieri. Lo so la differenza non è palese ma la cosa più importante non la natura dei nostri pensieri ma come ci relazioniamo ad essi. Noi non possiamo fare a meno di pensare cose brutte anche orribili ma questo non ci rende dei mostri. I nostri pensieri vengono prodotti per inerzia e la coerenza che diamo ad essi è relativa al tipo di relazione che abbiamo con noi stessi.
Chiunque fa pensieri MAGNIFICI e ORRIBILI ma chi si disistima noterà solo i pensieri ORRIBILI chi si stima noterà l’eleganza dei suoi pensieri.
La fregatura sta nel fatto che se mi dico: “Ho fatto un pensiero orribile quindi sono una persona orribile e per essere una persona migliore non devo fare questi pensieri” ecco che ho appena attivato una psicotrappola tale per cui PER NON PENSARE UNA COSA LA DEVO PENSARE. Per non pensare a un elefante rosa devo continuamente pensarlo e se per qualche secondo non penso all’elefante rosa per capirlo devo confrontarlo alla categoria “elefante rosa” inciampando quindi nel pensiero che tanto volevo evitare…
Notando che non riesco a controllarlo ecco che inizierò a pensare che se questo pensiero mi assilla allora probabilmente è proprio intrinseco alla mia natura ed è ulteriore conferma del mio essere orribile…
Quindi un problema di disistima “innocente” si trasforma in una caccia alle streghe che per sicurezza fa piazza pulita e vede streghe in ogni dove trasformandosi in una vera e propria inquisizione.
La mente non funziona in maniera lineare ma circolare-processuale quindi non funziona dirsi: non pensare a quel pensiero.
NOI NON SIAMO IL NOSTRO PENSIERO, NOI SIAMO LA RELAZIONE CHE ABBIAMO NEI CONFRONTI DEI NOSTRI PENSIERI…
Quando per avere il controllo dei nostri pensieri perdiamo il controllo ecco che come soluzione intavoliamo un progetto che altro non può fare se non confermare il problema stesso, ossia: dare sempre più potere al pensiero e quindi se faccio un bel ritualino ecco che riuscirò a cancellare il pensiero. Il risultato sarà disastroso perché ancora una volta penso che il pensiero ha il potere supremo e quindi pensando la cosa giusta ecco che cancellerò il pensiero sbagliato.
Nel particolare i pazienti portano all’estremo queste credenze rispetto ai poteri soprannaturali dei pensieri, per esempio potrebbero iniziare a contrare fino a quattro e se riescono a contare fino a quattro senza pensare a niente ecco che sarà scongiurata la sciagura. La credenza sottostante è:
- Se penso cose orribili queste possono succedere
- Se riesco a controllare il mio pensiero con altre operazioni mentali allora non succederà più niente di brutto
- Queste operazioni mentali si chiamano rituali e storicamente questi vengono attuati proprio per esorcizzare un evento negativo
Ovviamente tutto ciò non funziona perché se al momento il rituale mi toglie l’ansia (questo perché soddisfa la credenza che solo controllando ogni cosa allora ci si dirimerà da ogni colpa…) in realtà stende il tappeto rosso all’ansia di domani. Se per togliermi l’ansia devo fare il rituale mi ritroverò a fare sempre più rituali per non averne… Ed ecco che si cade un’altra volta in una psicotrappola e questa volta ben più impegnativa…